Quanto fa bene bere l’acqua in bottiglie di plastica? una domanda attuale e che in molti si pongono.
L’Italia è il paese europeo che acquista più acqua minerale in assoluto.
A dirlo è il Censis che comunica che il 90% degli Italiani consuma acqua minerale.
La maggior parte però preferisce bere dalla bottiglia piuttosto che usufruire dell’acqua del rubinetto.
Questi dati non possono che lasciare un che di amaro in bocca, soprattutto visti i numerosi studi che confermano che la plastica può essere nociva per la nostra salute.
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Perché l’acqua nelle bottiglie di plastica fa male
La plastica rilascia, seppur in basse quantità, dosi di sostanze potenzialmente nocive.
Tale processo, noto come “cessione” o “migrazione”, è stato studiato da un’equipe californiana nell’Experimental Comparison of chemical Migration che ha rintracciato 29 sostanze in grado di migrare dalle bottiglie all’acqua.
Tra queste, quelle che meritano un approfondito riesame delle abitudini degli italiani, sono:
- Aldeidi (acetaldeide e formaldeide);
- Monomeri (acido tereftalico e dimetil tereftalato);
- Oligomeri (dimeri e pentameri);
- Chetoni;
- Antimonio;
- Ftalati;
- Alchil fenoli.
Il dossier dello studio americano ha dimostrato che la concentrazione di sostanze indesiderate aumenta di 9 volte se il liquido passa da 20 a 30° e di quasi 4 volte se l’acqua rimane in bottiglia per tre mesi.
Le normative europee fissano dei parametri limite entro i quali le sostanze migranti plastica/acqua devono rientrare per non essere nocive per la nostra salute.
Questi criteri però sono di difficile controllo soprattutto perché una scorretta conservazione, come spesso succede, può modificare questi parametri.
Quando l’acqua nelle bottiglie di plastica fa male
La plastica per bottiglie normalmente utilizzata è il PET, un materiale sintetico considerato fra i più sicuri per l’industria alimentare, ma che ha dei limiti.
Quando vengono trasportate sui camion per il trasporto i vani di carico possono raggiungere anche una temperatura di 50°, le bottiglie così subiscono una variazione termica significativa.
In tal modo le proprietà organolettiche del contenitore di plastica potrebbero risultare gravemente compromesse.
Oppure asciare la bottiglia di plastica al sole da parte degli acquirenti, cosa vivamente sconsigliata dagli esperti, può aumentare notevolmente la concentrazione di sostanze indesiderate.
Anche il riutilizzo del PET è sconsigliato, in quanto è stato ideato per un solo utilizzo essendo un materiale che tende a deteriorarsi.
Un’altra circostanza che va a intaccare le proprietà fisiche e chimiche del PET vede protagonista la data di scadenza, a proposito della quale occorre fare chiarezza.
L’acqua scaduta fa male?
Il dubbio nasce dal fatto che le bottiglie di plastica riportano una data di scadenza di tre anni dalla data d’imbottigliamento.
È bene sottolineare che questa data non si riferisce al contenuto ma al contenitore, il quale, una volta trascorso il termine minimo di conservazione, inizia a degradare.
Tuttavia, come abbiamo avuto modo di vedere, il termine di tre anni è ininfluente sulla salubrità del liquido che contengono perché bastano tre mesi di stoccaggio per far sì che composti chimici migrino nell’acqua minerale che quotidianamente versiamo nei nostri bicchieri.
Acqua in bottiglie di vetro
Come abbiamo visto, quindi, bere acqua in bottiglie di plastica può portare svantaggi anche alla salute oltre procurare danni all’ambiente, inquinandolo.
I contenitori di vetro, invece non presentano questo problema.
Il vetro, infatti, è un materiale d’imballaggio di alta qualità che è in grado di conservare le proprietà organolettiche dell’acqua.
Bere l’acqua in vetro risulta, da un punto di vista fisico-chimico, assolutamente più sicuro e salutare.
Il vetro, dopo un corretto lavaggio, è riutilizzabile quante volte si vuole o comunque fino a rottura o scheggiatura della bottiglia.
Inoltre, è possibile riciclare il vetro e riportarlo nel ciclo di produzione.
Bottiglie d’acqua, quali alternative?
L’80% di tutte le acque di rubinetto sono di acque profonde, quindi pure.
Hanno più calcio e magnesio delle acque minerali e quindi prevengono la calcolosi renale da ossalati di calcio.
Inoltre, vengono effettuati numerosi controlli sulla qualità e la sicurezza dell’acqua.
Lo stesso non vale per le acque confezionate, i cui controlli possono essere eseguiti anche a distanza di mesi.
Bisogna ter conto poi che la plastica nociva è un problema che affligge soprattutto l’ambiente in cui viviamo.
Riciclare le bottiglie di plastica e il loro corretto smaltimento è fondamentale per ridurre il l’impatto ambientale, ma non è la soluzione definitiva.
Per salvaguardare l’ecosistema ed il nostro stato di salute, occorre ridurre l’iperconsumo di acqua imbottigliata e utilizzare le bottiglie di vetro da riempire con l’acqua minerale del rubinetto.