E’ importante trovare una alternativa alla plastica per diminuirne il consumo soprattuto perchè l’Italia è il primo paese in Europa per la produzione delle bottiglie di plastica.
Questo dato rappresenta una pesante sconfitta per la cultura dell’ambiente e per la salute pubblica.
Negli ultimi anni il paese ha cercato di liberarsi dalla cultura consumistica, rivelatasi altamente dannosa.
L’Italia ha cercato di avvicinarsi a uno stile di vita sano nel pieno rispetto dell’ecosistema.
La plastica è ancora oggi uno dei maggiori agenti inquinanti del pianeta, anche perché ha trovato un utilizzo in molti prodotti monouso.
Le materie plastiche, nate per durare nel tempo, sono state utilizzate per la maggioranza dei beni associati a una cultura “usa e getta”.
Dagli anni sessanta in poi siamo stati travolti da un mare di plastica.
A oggi il consumo purtroppo non sembra diminuire.
Ci siamo trovati ad affrontare quindi il problema dello smaltimento di un materiale che è molto difficile.
Se esso viene, può emettere diossina, una sostanza altamente tossica.
Il risultato è che oggi dobbiamo decidere cosa fare con quest’onda di rifiuti senza precedenti, che ha invaso la terra e anche i nostri mari.
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Trovare una alternativa alla plastica per salvare il nostro mare
Il mare Mediterraneo è stato classificato come la sesta zona di accumulo di rifiuti plastici al mondo.
In ogni M3 di acqua si possono trovare anche centinaia di Kg di rifiuti plastici.
Non si tratta solo di bottiglie, tappi e reti.
Essi sono rifiuti evidenti, che anche se con enormi difficoltà possono essere rimossi.
Ma esiste anche qualcosa di ancora più insidioso, le microplastiche.
Queste sono delle particelle molto piccole, con un diametro massimo di cinque millimetri, derivanti da scarti di polimeri riconducibili all’uomo.
Tra questi ci sono residui dei cosmetici, dei dentifrici, degli abiti, degli pneumatici e delle automobili, che a causa del consumo sulla strada perdono particelle plastiche, poi portate in mare dalla pioggia.
C’è inoltre l’azione del sole, del vento e degli altri agenti atmosferici, che col passare del tempo sminuzzano i rifiuti plastici già presenti nel mare.
Le interperie aumentano sempre di più la percentuale di microplastiche nell’acqua.
L’impatto ambientale che ne deriva è devastante perché queste sostanze distruggono lentamente la flora marina e uccidono la fauna.
La plastica finisce anche nei nostri piatti.
I pesci ne ingeriscono grandi quantità e possono diventare un pasto molto pericoloso per la nostra salute.
La plastica ingerita dai molluschi, dai crostacei e dai pesci è particolarmente nociva per il nostro sistema endocrino.
Si tratta quindi di un lento avvelenamento, che coinvolge anche l’uomo.
Ecco perchè, una alternativa alla plastica, è favorevole anche per la nostra salute, oltre che per il benessere ambientale ed animale.
Le alternative alla plastica
Un’alternativa all’utilizzo della plastica si sta lentamente facendo strada.
Usiamo ormai tutti per la spesa delle borse in materiale biodegradabile e compostabile con una certificazione da parte di organi accreditati.
Il Ministero dell’Ambiente ha adottato per i suoi uffici una serie di misure per abolire l’uso di plastica monouso.
Ha fornito i dipendenti di borracce in alluminio riciclato e ha installato degli erogatori di acqua refrigerata.
Tutto ciò ha permesso di eliminare dai distributori le bottiglie di plastica.
Per quello che riguarda le bibite calde, il Ministero utilizza solo bicchieri in carta e cucchiaini in legno.
Per il 2025 tutti gli Stati aderenti all’Unione europea, dovranno interrompere definitivamente la vendita di alcuni prodotti plastici monouso.
Tra i prodotti messi al bando ci sono le cannucce, gli agitatori per bibite, i cotton fioc, i piatti e i bastoncini per i palloncini.
Polimeri biodegradabili
La plastica è insostituibile, ma la scienza fornisce da molti anni altre strade percorribili per un futuro sostenibile:
- lignina,
- cellulosa,
- pectina,
- chitina.
Sono materiali organici che derivano dalle piante e dagli animali.
Tutti questi materiali accompagnano da sempre la nostra vita e possono avere un largo impiego.
Quello che è cambiato, nel corso degli ultimi anni, è l’apporto della scienza.
Modificare, lavorare e combinare questi elementi per farli diventare sempre più utili nel nostro quotidiano, fino a sostituire la plastica con polimeri biodegradabili.
Oggi dagli scarti derivanti dalla lavorazione del cocco si ottiene il rayon che può essere utilizzato per realizzare abiti di qualità in tessuto ecologico.
Il rayon sostituirebbe alcune materie plastiche che sono molto diffuse anche nel settore dell’abbigliamento e che sono dannose per l’ambiente.
Alternativa alla plastica: Imballaggi eco-compatibili
In Indonesia, un’azienda ha realizzato degli imballaggi dalle alghe attraverso un processo di lavorazione altamente innovativo.
Il dato importante non è solo il processo di trasformazione, ma anche la diffusione delle alghe su tutto il pianeta.
Questa diffusione consente quindi di produrre grandi quantità di questo materiale.
L’imballaggio derivante dalle alghe è commestibile, insapore, inodore, si scioglie in acqua e può essere utilizzato per confezionare ogni genere di prodotto.
Su di esso può anche essere impresso il logo delle società che hanno prodotto il cibo imballato, sostituendosi quindi con efficacia all’antiquata plastica.
Le alghe e le microalghe, grazie ai loro moltissimi impieghi, sono considerate un’importante risorsa rinnovabile. Ti spieghiamo i diversi benefici qui.
Una società americana che produce birra ha dato il proprio contributo alla ricerca e alla diffusione di una cultura ecocompatibile, ideando innovativi anelli per sostenere le lattine.
Questi sono realizzati da una miscela di orzo e grano, perciò biodegradabili e sono anche dell’ottimo cibo per gli animali.
Le nuove frontiere in ambito scientifico sono ormai tutte indirizzate allo studio delle fibre già presenti in natura.
Queste ultime possono sostituirsi ai polimeri sintetici che stanno arrecando un danno enorme al nostro ecosistema.
Molti ricercatori lavorano alla realizzazione di processi di scissione della cellulosa dalla lignina, attraverso delle forme di fermentazione batterica.
Una innovazione per ottenere imballaggi a basso costo, senza più plastica.