Le microplastiche sono causa di inquinamento mari e oceani.
Infatti la plastica, nonostante l’alto tasso di riciclabilità, rimane ad oggi il rifiuto che causa più danni.
Secondo alcune stime del report di Euromonitor International, ogni minuto vengono vendute un milione di bottiglie di plastica.
Ogni anno, tra i vari rifiuti riversati nei mari, si contano milioni di tonnellate di plastica.
Gran parte dei rifiuti continueranno a rimanere sui fondali, venendo trasportati dalle correnti fino a formare grandi isole di plastica.
Essa in acqua non di degrada completamente ma si discioglie in particelle più piccole che rimangono nell’ambiente.
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Le microplastiche
Per microplastiche si intendono residui e particelle disgregati, le cui dimensioni variano da meno di un millimetro fino a 5 millimetri .
Tutta la plastica creata e scartata ritorna a noi con un enorme danno ambientale e per la salute dell’uomo.
Sin dagli anni ’70 si è iniziato a monitorare la presenza di microplastiche nei fiumi e negli oceani di tutto il mondo.
Oggi la loro presenza è attestata in tutta l’acqua ad uso domestico e già negli anni ‘70 si è iniziato a monitorarne la presenza nei fiumi e negli oceani di tutto il mondo.
Esistono di due tipi: quelle primarie e quelle secondarie:
Microplastiche primarie
Sono particelle create intenzionalmente come tali e contenute in oggetti di uso quotidiano:
- Vestiti in tessuto sintetico (che disperdono le particelle ad ogni lavaggio),
- Cosmetici e prodotti per l’igiene (come il dentifricio);
- Vernici.
Microplastiche secondarie
Sono invece quelle generate durante l’uso, lo smaltimento e dal degradamento delle materie plastiche.
Come per esempio le bottiglie e le buste della spesa.
L’emergenza italiana
L’Italia non è esente dal problema delle microplastiche.
Legambiente dal 1990 ha iniziato a monitorare i principali laghi del nord Italia.
E’ nata così la “goletta dei laghi” una campagna di monitoraggio per la salute dei laghi e promuoverne la sostenibilità.
Da 4 anni la Goletta di legambiente insieme a ENEA (Ente per le Nuove tecnologie, l’Energia e l’Ambiente), ha avviato uno studio specifico per il problema delle microplastiche in Italia.
Lo studio ha rivelato come il tasso di componenti plastiche nelle acque sia di gran lunga superiore al 50%.
In alcuni casi si sono registrati picchi dell’80%, come nei fiumi Oglio e Mincio.
I laghi oggetto di studio sono stati:
- Lago Maggiore,
- il bacino del Lago di Iseo,
- Lago di Garda,
- lo specchio d’acqua del Trasimeno,
- il Lago di Bolsena,
- il bacino Albano.
Tutti presentavano la stessa problematica, specialmente in prossimità delle foci dei fiumi che li alimentano.
Un altro studio condotto dalla la nave ammiraglia Rainbow Warrior di Greenpeace che ha percorso le nostre coste da Genova ad Ancona, ha evidenziato come inquinamento mari è pari a quello degli oceani.
Il Golfo di Napoli è risultato essere uno dei punti più critici.
Allo stesso modo, zone come le Isole Tremiti sono ugualmente colpite dal fenomeno, nonostante il loro status di riserve protette.
I dati dimostrano come gli agenti inquinanti, presenti nelle microplastiche, viaggino e si addensino tramite le correnti.
Inquinamento da plastica, anche nei nostri piatti
Non si tratta soltanto di un grave danno ambientale, il problema arriva dritto sulle nostre tavole.
Recenti studi di biologia infatti hanno dimostrato come le microplastiche siano presenti anche nelle pietanze, confezionate o cotte, che arrivano sulle nostre tavole.
Questo avviene attraverso un processo di ”biomagnificazione”.
Si tratta di accumulo crescente, di una o più sostanze tossiche, man mano che si passa al livello successivo nella catena alimentare.
Non è da sottovalutare nemmeno la presenza di microplastiche depositate nelle bottiglie di acqua e bibite.
Questo processo ha visto coinvolti recentemente anche grandi marchi della distribuzione di bevande.
I pesci
Circa il 25-30% dei pesci analizzati da Greenpeace ha rivelato la presenza di corpi plastici di dimensioni inferiori a 5 millimetri in queste specie marine:
- acciughe,
- triglie,
- merluzzi,
- scorfani,
- gamberi,
- cozze.
Sono tutti pesci che rientrano nel pescato italiano, consumate quotidianamente dalla popolazione.
Diverse ricerche hanno dimostrato che le microplastiche sono composte da polietilene, bisfenolo A, triclosan e altri EDC.
Sono tutte sostanze in grado di alterare il sistema endocrino e creare disfunzioni ormonali, con effetti devastanti.
Vegetali e acqua
L’università di Catania nel 2020 ha svolto delle ricerche sulle nano e micro particelle in grado di penetrare all’interno degli organismi viventi.
Il loro obbiettivo è quello di calcolare quanta plastica ingeriamo con un comune pasto.
Oltre le specie marine hanno analizzato anche ortaggi e acqua.
Secondo lo studio l’acqua è contaminata non solo per il rilascio dalla parete della bottiglia che la contiene ma anche dalla plastica che è già presente nell’acqua prima che venga imbottigliata.
Le verdure (patate, carote, lattuga..) e la frutta (mela e pera) analizzate hanno evidenziato un quantitativo medio da 223 mila a 97.800 particelle per grammo di vegetale.
Gli effetti di questi residui sul corpo umano sono ancora oggetto di studio.
Soluzioni inquinamento da microplastiche
Alcune soluzioni per eliminare le microplastiche nell’acqua sono già state messe in atto.
Il rimedio più appropriato, tuttavia resta la prevenzione della dispersione nell’ambiente di materiale plastico attraverso la sensibilizzazione sul tema, più attuale che mai.
Piccoli accorgimenti quotidiani che a primo impatto sembrano banali, come il riciclo rifiuti, possono fare la differenza se diventano un’abitudine di tutta la comunità.
Cominciamo fin da subito ad invertire la rotta!